– “Tenere alta la tradizione.” – Ripetono tutti la stessa cosa i procidani, anche quelli che non vivono sull’isola, o sono spesso assenti per lavoro (la navigazione, infatti, è l’occupazione principale). La tradizione è quella dei “Misteri” del Venerdì Santo e guai a mancare. C’è chi si sobbarca viaggi lunghissimi pur di assistere a questa stupenda manifestazione pasquale nata ai primi del ‘600 ad opera della “Confraternita dell’Immacolata Concezione”.
La processione originariamente era un vero e proprio corteo penitenziale con i membri della “Congrega dei Turchini” – l’altro nome con cui è nota la Confraternita – impegnati in sanguinari riti di autoflagellazione. Dopo il Concilio di Trento, il nuovo corso di Santa Romana Chiesa impose, però, la cessazione di pratiche cruente, ed è per questa ragione che si passò dal cilicio alla costruzione di scenografie complesse raffiguranti temi del Vangelo.
E appunto la costruzione di tavole allegoriche è l’impegno che tiene occupati moltissimi procidani nei mesi che precedono l’evento. Dalle sei del pomeriggio fino a tarda sera sono davvero tanti i giovani che si cimentano nella realizzazione di temi evangelici rivisitati sovente alla luce dell’attualità. Un equilibrio, quello tra religione e cronaca, difficile da mantenere, tant’è vero che può succedere di andare sopra le righe piegando il Vangelo alle proprie esigenze narrative anziché il contrario.
Tuttavia, è proprio questo il bello della Processione dei Misteri: il fatto, cioè, di tenere assieme sacro e profano, passato e presente; tradizione e innovazione; genitori e figli. Prova ne sia la massiccia partecipazione di bambini, i primi a sfilare con le loro piccole tavole dopo lo “straziante” squillo di tromba che dà il là al corteo da Terra Murata fino alla Marina di Procida.
Sfilano i bambini, sfilano i giovani e sfilano i grandi dietro le due statue del Cristo Morto e della Madonna dell’Addolorata che chiudono il corteo. La processione termina, come dicevamo, sul porto di Procida dove vengono posizionate l’una fianco all’altra le pesanti tavole portate a braccia dalla collina di Terra Murata.
A mezzogiorno è tutto finito, tocca perciò arrivare a Procida la mattina presto e dirigersi di filata nella centralissima Piazza Dei Martiri. Lì, a metà strada tra Terra Murata e “Sent’Co,” come viene chiamata in dialetto la Marina, si concentra il grosso del pubblico proveniente anche da Monte di Procida e Ischia.
Da non perdere!
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