Secondo quanto sostenuto dallo storico locale Giuseppe D’Ascia (1822 – 1889) la Chiesa di Santa Maria di Loreto risalirebbe al 1300. Sarebbero stati alcuni pescatori anconetani, assidui frequentatori delle coste dell’isola d’Ischia, a costruire una cappella e un oratorio dedicati a San Nicola di Tolentino e alla Madonna della Santa Casa di Loreto, figure molto venerate nelle Marche.
Naturalmente, nei secoli a seguire, furono i foriani ad ampliare l’oratorio e la cappella fino a farne la chiesa più grande del comune di Forio. Un contributo importante lo diedero i pescatori che, in cambio del privilegio di poter uscire in mare nei giorni festivi, si impegnarono a devolvere parte del pescato a favore della chiesa.
Seguendo il racconto che ne fa il D’Ascia ne “La Storia dell’Isola d’Ischia” (1867) “oblazioni, elemosine, legati pii e donazioni dotarono la chiesa di una più che discreta rendita“. Grazie al contributo popolare, senza dimenticare le spese sostenute dall’allora Università di Forio, la forma dell’edificio (a tre navate e a croce latina) è pressoché la stessa già dalla fine del ‘500.
Sono state realizzate dopo, invece, le due torri a pera, l’orologio, l’altare maggiore e il soffitto cassettonato. Elementi, questi, che hanno conferito un’impronta barocca alla chiesa in piena coerenza coi gusti e le tendenze architettoniche del XVII e XVIII secolo.
Quanto alle opere d’arte presenti, la maggior parte porta la firma di Cesare Calise e Alfonso Di Spigna, i due “pennelli sacri” dell’isola d’Ischia attivi, rispettivamente, nel ‘600 e nel ‘700. Da vedere, inoltre, “La Madonna del Rosario”, tela del 1581 a firma di tal Aniello De Laudello che si trova sul quarto altare della navata sinistra.
Non è finita, perché altre opere d’arte si trovano nei locali dell’omonima Arciconfraternita, a fianco l’entrata secondaria della chiesa in via Francesco Lavitrano. Accanto l’ingresso principale (Corso Francesco Regine), invece, c’è un mosaico raffigurante San Vito, patrono del comune.
A realizzarlo Eduard Bargheer, pittore tedesco riparato a Forio negli anni difficili del nazismo che in patria mise al bando numerosi artisti. Bargheer, però, diversamente da altri pittori e intellettuali che pure avevano scelto di trasferirsi in Italia meridionale, rimase a Forio ben oltre la seconda guerra mondiale (cui pure aveva preso parte).
Andò via solo agli inizi degli anni ’70 del secolo scorso tributando quest’ultima opera “a devozione” del paese (così c’è scritto sul mosaico) che l’aveva accolto con tanto di conferimento di cittadinanza onoraria nel 1948.
Insomma, “dentro” e “fuori” la Basilica Pontificia Santa Maria di Loreto c’è gran parte della storia civile e religiosa di Forio e dell’isola d’Ischia. Visitarla, perciò, è tappa fondamentale per chiunque sia realmente interessato ad approfondire il “genius loci” della più grande delle isole partenopee.
Ischia Vi aspetta!
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