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Santa Maria di Portosalvo, la chiesa più grande dell’isola d’Ischia

Sono tante le opere che i Borbone hanno lasciato sull’isola d’Ischia. La ristrutturazione delle antiche terme comunali; la piantumazione delle pinete; l’allungamento della Fonte di Buceto per l’approvvigionamento di Palazzo Reale; senza, naturalmente, dimenticare la “Borbonica”, strada di collegamento interno tra Forio, Lacco Ameno e Casamicciola Terme. Insomma un bilancio importante, cui non poteva mancare l’edificazione di una chiesa a margine dell’apertura a porto dell’antico Lago De’ Bagni.

Stiamo parlando della chiesa Santa Maria di Portosalvo, inaugurata quasi due anni dopo il porto d’Ischia, per la precisione il 19 luglio 1856. Diverse le ipotesi sulla sua origine. Secondo il parroco Don Onofrio Buonocore (1870 – 1962), fondatore della Biblioteca Antoniana e del Centro Studi Isola d’Ischia, la chiesa fu fortemente voluta dall’arciduchessa Maria Teresa d’Austria, seconda moglie di Ferdinando II di Borbone. A persuadere la donna – a detta del Buonocore – la caduta di un bambino arrampicatosi su un muro per assistere al passaggio della carrozza reale.

Aneddoti a parte, è certo che la costruzione di una chiesa sul porto d’Ischia si inseriva in un progetto complessivo di rivalutazione di questa parte di territorio che, proprio in ragione dello sviluppo veicolato dall’aumento dei traffici con la terraferma, non poteva restar privo di un luogo di culto. Ferdinando II si fece così carico della costruzione del nuovo tempio di cui, tra l’altro, conservava la proprietà riservandosi il diritto di nominare di volta in volta il curato.

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Un tempio diverso dagli altri in giro per l’isola, in stile neoclassico, come ci ricorda il colonnato che tuttora separa il sagrato dalla strada. All’interno, la chiesa – che, ricordiamo, è la più grande dell’isola d’Ischia – si presenta a tre navate e a croce latina. Da vedere i quadri di ciascuna navata: la “Visione di San Giuda Taddeo” e “San Francesco Di Paola”, rispettivamente sull’altare di sinistra e di destra, mentre alle spalle dell’abside maggiore c’è una splendida “Madonna di Portosalvo”.

Infine tre curiosità. Nella tela dedicata a San Francesco di Paola, verso cui i Borbone nutrivano profonda devozione, pare che il bambino raffigurato sia proprio Ferdinando II. In quella alle spalle dell’altare centrale, invece, ai piedi della Madonna di Portosalvo è dipinta tutta l’area del porto d’Ischia, come da consuetudine nell’arte sacra (a Forio, sulla pala d’altare della chiesa di San Vito Martire, in basso a destra è raffigurato l’intero casale). In ultimo, l’organo in alto a destra dell’altare maggiore, proprio di fronte il coro da cui Ferdinando II e la corte assistevano alla messa, fu realizzato da tal Vincenzo Petrucci, prigioniero nelle carceri borboniche cui venne concessa la libertà in cambio dell’opera realizzata.

La chiesa Santa Maria di Portosalvo è assurta al rango di parrocchia nel 1932, oltre mezzo secolo dopo la sua edificazione.

Author: ischia.land

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