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Testaccio, antico borgo dell’isola d’Ischia

L’isola d’Ischia è divisa in sei comuni, ma i centri abitati sono molti di più. Testaccio, poi, dal 1806 al 1879, è stato il settimo comune dell’isola, e di questa storia, di questa autonomia, ancora v’è traccia tra la popolazione, in maniera non dissimile da quanto accade nella frazione di Panza, nel comune di Forio.

E, al pari di Panza, il borgo di Testaccio vanta bellezze naturalistiche di grande pregio. Al primo posto, senza dubbio, il “Sentiero delle Baie” su per la collina del Monte Cotto. È uno dei quattro itinerari escursionistici ripristinati a inizio millennio dal comune di Barano e contrassegnati, ciascuno, da una lucertola di colore diverso. Quella del Sentiero delle Baie – chiamato così perchè dalla cima si scorgono le insenature dei Maronti e San Pancrazio – è azzurra come il cielo e il mare che fanno da sfondo a questa piacevole passeggiata adatta a tutti, anche i più piccoli.

Così come adatta a tutti è Via Giorgio Corafà (vd. testata), l’antica via del commercio che per quasi due secoli ha rappresentato l’unico collegamento tra il borgo, abitato in prevalenza da pescatori, e la marina dei Maronti, crocevia di traffici legati chiaramente alla pesca e alla vendita del vino.

Due lapidi, all’ingresso del paese (vd. foto in basso), ricordano che la strada fu fatta costruire dal Conte Giorgio Corafà (1692-1775), vicerè del Regno Delle Due Sicilie, di stanza a Testaccio per curare i dolori reumatici nel celebre sudatorio della frazione. La strada, nelle intenzioni del Corafà, che a Testaccio comprò anche casa e terminò i suoi giorni, serviva a raggiungere più agevolmente le due sorgenti di Cavascura e Olmitello, entrambe declinanti sulla bella spiaggia dei Maronti.

Ferdinando IV Principe della Gioventù Spagnola Re dei Napoletani e dei Siciliani Una via impraticabile dal paese di Testaccio alla spiaggia dei Maronti lunga 500 passi (739,5 metri), larga 8 piedi (2,37 metri) lastricata con pietra quadrata limitata da 300 piante di gelsi assegnati alla dote della cappella di San Giorgio il Conte Giorgio Corafà tribuno e maresciallo della Legione Macedone gentiluomo della real casa rinfrancato dalla salubrità dell’aria per utilità pubblica e a proprie spese costruì.
Francesco Vargas Macciucca Marchese di Vatolla, Quinqueviro di Santa Chiara Soprintendente della Città d’Ischia.
I Decurioni baranesi promisero di mantenerla e di prendersene cura.
1771

DIO OTTIMO MASSIMO
Da qui comincia la via che conduce alla spiaggia dei Maronti che a proprie spese e per pubblica utilità costruì il Conte Giorgio Corafà. E tutta l’opera insieme ai gelsi che la fiancheggiano dedica e dona al tempietto di San Giorgio come sarà provato dal rogito da redigere. E a ricordo della donazione pose questo marmo e vi collocò sopra la statua del santo Martire.
Nell’anno della salvezza 1769 il 31 dicembre.

Prima di Corafà, all’inizio del XVIII secolo, a Testaccio aveva soggiornato, per la medesima ragione, le cure termali, il vescovo irlandese George Berkeley, uno dei padri dell’empirismo inglese cui è dedicata una prestigiosa università americana. Chissà se Berkeley non fu attratto anche dalla circostanza che il patrono di quest’antico borgo di pescatori è l’omonimo San Giorgio, spesso raffigurato nell’iconografia cristiana nell’atto di ammazzare un pericoloso drago, simbolo del male. E tale, infatti, è la rappresentazione sul portale d’ingresso della parrocchia del borgo. Accanto il maiolicato, una lapide marmorea ricorda che l’effigie del santo fu voluta dagli emigranti che agli inizi del ‘900 avevano lasciato il paese natìo alla volta del Nord America

Una seconda ondata, stavolta verso l’Argentina, svuotò Testaccio subito dopo la seconda guerra mondiale, tanto è vero che la piazza principale è stata, in anni recenti, intitolata (Piazza) Mar Del Plata, in onore di questa cittadina della provincia di Buenos Aires dove vive una folta comunità baranese; proveniente, oltre che da Testaccio, dal vicino sobborgo di Buonopane.

Di questa seconda ondata migratoria aveva avuto sentore, agli inizi degli anni ’30 del secolo scorso, lo scrittore ravennate Giuseppe Orioli. Impegnato in un giro dell’isola insieme al più famoso Norman Douglas (entrambi, poi, trassero dall’esperienza vissuta un dettagliato reportage), Orioli aveva intuito, che per il nugolo di bambini che lo seguiva passo passo per le assolate vie di Testaccio, difficilmente ci sarebbe stato futuro rimanendo a Ischia.

“Potete essere certi di non restare mai soli a Testaccio, perchè troverete sempre un nugolo di ragazzi a farvi scorta; ne abbiamo contati sino a quaranta che ci seguivano ovunque, e mai meno di venti. Questi ragazzi sono il fenomeno di Testaccio. Che mai sarà di loro, per tacere dei loro figlioli? Né la terra né il mare possono essere sfruttati più di quanto non lo siano già, e l’emigrazione è quasi inesistente”.
(Giuseppe Orioli, Giro indipendente dell’isola d’Ischia, Imagaenaria edizioni)

Una profezia, puntualmente verificatasi vent’anni dopo, agli inizi degli anni ’50, allorquando tutta l’isola, specie il versante meridionale, fu segnata da un’ondata migratoria, solo in parte riassorbitasi nei successivi anni del boom economico.

Insomma, Testaccio, è un borgo ricco di storia (da non perdere, se aperte, la torre saracena e la piccola chiesa Santa Maria di Costantinopoli) per certi aspetti penalizzato dalla “nuova” Strada provinciale che ha sostituito l’antica Via Giorgio Corafà. Perciò, val la pena fermarsi e perdersi nei suoi vicoli densamente abitati come nella migliore tradizione mediterranea.

Non rimarrete delusi!

Author: ischia.land

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