Sono 21 le miglia che separano Ischia e Ventotene. Una distanza che oggi si percorre in circa un’ora di aliscafo, ma che nel 1771, quando Carlo III di Borbone ordinò la colonizzazione della piccola isola pontina, richiedeva molte ore di navigazione.
Furono diverse le famiglie a salpare dall’isola d’Ischia (in special modo da Forio) come pure da Amalfi, Ercolano, Torre del Greco, Torre Annunziata, attratte dalla promessa di un pezzo di terra da coltivare e dagli sgravi fiscali assicurati per i primi anni di permanenza.
In realtà già tre anni prima, nel 1768, Carlo III di Borbone, su spinta del regio consigliere Gennaro Pallante, aveva inviato sull’isola circa 200 individui, perlopiù ladri e prostitute. L’idea, mutuata dall’opera “Emile” di Jean Jacques Rosusseau, era che il contatto con la natura avrebbe redento persone fin lì dedite al delitto e all’imbroglio.
L’esperimento fallì, e tuttavia da un punto di vista storico l’episodio è interessante poiché rivela come la circolazione delle idee illuministe avesse fatto breccia negli ambienti di corte. Quella stessa corte, però, che qualche anno dopo, nel 1799, represse nel sangue la Rivoluzione Napoletana che a quelle idee si ispirava.
E la repressione continuò anche nel secolo successivo quando proprio Ventotene, insieme alla vicina Santo Stefano, divennero luogo di confino per quanti avevano partecipato ai moti del 1848. Tra gli altri, il patriota italiano Luigi Settembrini che in una delle lettere all’indirizzo del figlio Raffaele così si espresse a proposito del soggiorno forzato sull’isolotto di Santo Stefano:
“Il conoscere molto è come avere molti marmi, il meditar molto è come da un marmo farne una statua“.
Che la prigionia possa rivelarsi straordinaria fonte di ispirazione lo dimostrarono – quasi un secolo dopo le parole di Settembrini – Ernesto Rossi e Altiero Spinelli che, confinati sull’isola dal regime fascista, scrissero il famosissimo “Manifesto di Ventotene” il primo saggio a prefigurare l’unità politica e democratica dell’Europa.
Insomma Ventotene, una minuscola isola di appena un 1,5 km a metà strada tra Ischia e Ponza, è stata grandemente partecipe della storia italiana del ‘900. E, anche oggi che il territorio vive di turismo, è la storia che continua a offrire i migliori spunti di visita.
Dai tour guidati al carcere di Santo Stefano, al Museo archeologico con i suoi reperti di epoca romana, fino alle immersioni sul relitto del piroscafo Santa Lucia (una nave postale proveniente da Ponza abbattuta dall’aviazione inglese nel luglio del 1943) a Ventotene, come si dice in questi casi, “si respira la storia”.
Va da sè che il mare è l’altra grande risorsa turistica dell’isola. Ventotene, infatti, è una delle mete preferite dai divers italiani e stranieri, attratti dalla spettacolarità e varietà ambientale dei fondali tutt’attorno l’isola.
Senza dimenticare le spiagge di Cala Nave e Cala Rossano che, insieme agli scogli all’ingresso del porto romano, sono i luoghi maggiormente frequentati dai turisti che quotidianamente sbarcano dalla vicina Formia. Da Formia e, nei mesi di luglio e agosto, anche da Casamicciola Terme grazie ai collegamenti che la Snav assicura regolarmente nei weekend.
Quanto all’antico legame con Ischia restano le parracine, i muretti a secco in pietra di tufo di cui pure Ventotene è piena, e gli spettacolari tramonti foriani con la piccola isola dell’arcipelago pontino sinuosa sullo sfondo.
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