L’isola d’Ischia è conosciuta prevalentemente per la storia antica e la storia contemporanea. Non a caso, il Museo archeologico di Pithecusae, dove è custodita la celebre Coppa di Nestore, si trova all’interno di quella Villa Arbusto che fu dimora privata, e per un breve periodo domicilio fiscale, del Cav. Angelo Rizzoli (1889 – 1970), l’artefice principale del rilancio turistico dell’isola d’Ischia dopo le difficoltà delle due guerre mondiali.
In mezzo, poche tracce. Certo, attorno la metà del ‘500 ci fu l’intensa stagione culturale di Vittoria Colonna e, prima ancora, nel Medioevo, l’importante citazione nel Decameron (VI Novella/V Giornata) di Boccaccio. Ma, a parte queste, e altre testimonianze, solo in anni recenti sono state acquisite nuove, significative, conoscenze storiche.
Il merito è delle ricercatrici della Scuola di Restauro dell’Università di Dresda che hanno condotto la campagna di ripristino degli affreschi della Torre Guevara a Cartaromana. Grazie a loro, e grazie alla caparbietà del circolo culturale Georges Sadoul di Ischia, è emerso finalmente il volto rinascimentale dell’isola.
“Ischia crocevia della Rinascenza”, come è stato efficacemente osservato, tanto più che le decorazioni della Torre Guevara somiglierebbero – secondo il professor Thomas Danzl che ha soprinteso ai lavori di restauro – ad alcuni disegni di Jan Vredemann de Vries. Per la precisione, ad alcune stampe che quest’importante pittore fiammingo del XVI secolo avrebbe realizzato insieme a un altro grande artista di quel periodo, anche lui fiammingo, Hieronymus Cock.
Decorazioni realizzate su commissione della famiglia Guevara, proprietaria del bene fino al 1839, anno in cui questa potente famiglia della corte spagnola decise di abbandonare definitivamente la torre, in aperta polemica con la decisione di realizzare un cimitero colerico in un appezzamento di terreno attiguo alla proprietà.
E qui comincia un’altra storia poichè – stavolta secondo il professore Hans Holenweg dell’Università di Basilea – il cimitero in questione avrebbe nientemeno ispirato il pittore svizzero Arnold Böcklin nella realizzazione del famosissimo quadro “L’isola dei morti” (Die Toteninsel). Tela di cui si invaghì Adolf Hitler, il führer della Germania nazista, e prima di lui Lenin e Freud.
Ci sono altre due storie che rendono affascinante questa torre costiera a guardia del Castello Aragonese: la circostanza, in verità mai provata, di un soggiorno del grande Michelangelo Buonarroti, ospite della poetessa Vittoria Colonna; l’altra storia, invece, è la presenza di una piccola cappella dedicata a Sant’Anna dove i pescatori di Ischia Ponte erano soliti recarsi in processione a scopo benaugurale. Da questa consuetudine, per altro ancora invalsa, è scaturita poi la celebre festa che ogni anno, il 26 luglio, richiama sull’isola migliaia di turisti e curiosi da ogni parte della provincia, e non solo.
Insomma, indipendentemente dal nome – “Torre Guevara”, “Torre Sant’Anna”, “Torre di Michelangelo” – se ce n’è la possibilità (soprattutto nei mesi estivi) vale la pena fare un salto a Cartaromana per vedere da vicino di che si tratta.
Non rimarrete delusi!
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