La geologia di Ischia (insieme all’ecologia, all’archeologia, alla storia, alla cultura ecc.) è una delle motivazioni che ha spinto un gruppo di studiosi a immaginare una candidatura dell’isola a Patrimonio dell’Unesco. L’idea, per ora, è condensata in una pubblicazione scientifica (“Ischia, patrimonio dell’Umanità”, Doppiavoce edizioni, 2014), in attesa che vengano attivati i primi, concreti, passaggi istituzionali nella direzione auspicata. E, a proposito di geologia, non si può far a meno di parlare del tufo verde del Monte Epomeo. Di seguito, 4 cose da sapere sulla pietra “preziosa” dell’isola d’Ischia.
Il colore
Il tufo verde deve il suo colore al lungo contatto della roccia con l’acqua di mare; o meglio, questa è la tesi più accreditata in ambito scientifico. Il Monte Epomeo, infatti, non è un edificio vulcanico in senso classico (come il Vesuvio per intendersi) ma il risultato dell’innalzamento di materiale piroclastico tufaceo, prima sprofondato sotto il livello del mare e poi riemerso a seguito del riempimento della camera magmatica. Parliamo, naturalmente, di un processo millenario da cui sarebbe scaturita la particolare colorazione grigio-verde di questa pietra. Da qui anche il nome di “Isola Verde” l’altro appellativo con cui Ischia è conosciuta nel mondo, spesso erroneamente ricondotto alla sua straripante vegetazione mediterranea.
Il territorio
Il tufo verde è presente su tutta l’isola d’Ischia, sebbene non in maniera uniforme. Il versante sud-occidentale coincidente, grosso modo, con i comuni di Forio e Serrara Fontana, è quello dove si trova in maggior quantità, al punto da aver incoraggiato lo sviluppo di tecniche edilizie autoctone. Le case di pietra del bosco della Falanga (Forio) e quelle visibili lungo la strada del piccolo borgo rurale del Ciglio (Serrara Fontana) raccontano di un passato, nemmeno tanto lontano, in cui gli ischitani scavavano i mega blocchi di tufo disseminati per il territorio per farne ricoveri di fortuna e, in qualche caso, vere e proprie abitazioni. Per rendersi conto della pervasività del tufo verde nel paesaggio ischitano il consiglio è fare l’escursione di via Iesca, dalla Madonnella, la parte alta del borgo di Sant’Angelo, al belvedere di Serrara (o viceversa).
Le tecniche costruttive
Prima abbiamo fatto riferimento alle case di pietra. C’è dell’altro. Dai blocchi di tufo verde della fascia pedemontana dell’isola d’Ischia si ricavavano anche cisterne per la raccolta dell’acqua piovana. La più famosa di tutte si chiama appunto “Pietra dell’Acqua” e si trova sul sentiero che conduce al Monte della Guardia, proprio sotto la vetta del Monte Epomeo. Non è finita. Con le pietre di tufo verde venivano rivestite le “fosse della neve”, grosse buche in mezzo al bosco dove veniva accumulata la neve caduta in inverno. La sommità della buca veniva quindi coperta con i pali e le foglie di castagno per favorire la successiva trasformazione della neve in ghiaccio di cui c’era gran bisogno nei mesi estivi. Infine, occorre ricordare le parracine, i mitici muri a secco che tuttora delimitano molte strade secondarie e proprietà agricole.
L’arte
Il taglio delle pietre di tufo verde ha anche -inevitabilmente- uno sbocco artistico. Sull’isola sono diversi gli scultori che decorano giardini, arredano interni, realizzano portali d’ingresso lavorando esclusivamente la pietra di tufo verde del Monte Epomeo. Ma arte significa pure letteratura, e perciò niente di meglio delle parole del poeta e scrittore locale Giovan Giuseppe Cervera per raccontare le suggestioni della famosa Pietra Perciata (vd. foto sotto), “bellissima come un corallo dei mari d’Oriente“. Buona lettura.
“Nei vuoti visceri di Pietra Perciata il vento andava a rincattucciarsi, quando era stanco della lotta; ed ivi, ancora oggi, di tratto in tratto, negli afoni meriggi estivi, va a rannicchiarsi per un po’ di riposo. E questa Pietra, bellissima come un corallo dei mari d’Oriente, si protende dall’ultimo limite della Falanga come uno strumento misterioso. Basta percuoterlo colla mano che una divina melodia comincia a propagarsi al suo interno: per mille concavità della pietra il suono si ripercuote acquistando per ogni nuovo cunicolo una nota diversa, e tutta la Pietra, come un enorme giocattolo magico, prende a suonare una musica d’organo mai intesa dall’orecchio dell’uomo.”
(Giovan Giuseppe Cervera, Ischia sconoscuta, 1959)
Magia dell’isola d’Ischia!
Commenti recenti