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La Chiesa della Madonna della Libera a Forio

Una chiesa meneghina in mezzo a un’isola del Mediterraneo. E già, perchè, pur essendo più conosciuta come “Madonna della Libera”, la chiesa di via Gaetano Morgera, nel cuore del “Cierco”, a Forio, è intitolata a San Carlo Borromeo, cardinale di Milano, protagonista del Concilio di Trento nel ‘500. Puntualmente, la circostanza incuriosisce i tanti turisti del nord che scelgono Ischia per le proprie vacanze anche se, va detto, nel Mezzogiorno d’Italia sono diverse le chiese intitolate al santo.

Il “Cierco” è una strada (Via Gaetano Morgera) famosa per la fitta rete di diramazioni in diversi punti del paese. Fa parte del reticolo di strade e viuzze che compongono i vicoli saraceni di Forio.

Più che altro, a destare curiosità è l’origine dell’edificio su cui esistono due versioni, entrambe riportate dallo storico locale Giuseppe D’Ascia, autore di un’importante monografia sull’isola d’Ischia. Secondo la prima versione, a finanziare la costruzione della chiesa fu una famiglia milanese riparata sull’isola per scampare alla peste di Milano del 1576. Un “voto”, dunque, della cui realizzazione venne incaricata la famiglia Sportiello residente a Forio. Per la seconda, invece, i tre fratelli Sebastiano, Vito Nicola e Andrea Sportiello fecero erigere le chiese di San Carlo e Santa Maria al Monte per espiare l’omicidio di un vescovo appartenente a una famiglia rivale del salernitano (da cui essi provenivano). In effetti, le somiglianze tra le due chiese sono più d’una: sono poste l’una di fronte all’altra (sia pure ad altitudini differenti); sono realizzate prevalentemente col tufo verde del Monte Epomeo e, infine, sono state entrambe decorate da Cesare Calise, pittore locale del ‘600 cui si devono molte tele in giro per l’isola.

Sul portale d’ingresso c’è un’incisione (“Templum hoc Divo Carolo Dicatum Iure Patronatus Votoque Munitum Sibi Suisque Posteris Sumptibus Proprius Sebastianus Sportiellus a Fundamentis Curavit anno Domini MDCXX”) che attribuisce la paternità della chiesa al solo Sebastiano Sportiello, da non confondere, però, con l’omonimo discendente che nel ‘700 fu protagonista di numerose angherie e fatti di sangue in quel di Forio. A metterci in guardia dall’equivoco è lo stesso D’Ascia che dei tanti crimini commessi dall’uomo racconta l’uccisione del fidanzato della figlia Mariantonia seguito, quel che è peggio, dall’accecamento della ragazza. Scrive D’Ascia:

Nel finir del secolo decimosettimo, o al principiar dell’altro, un tal Sebastiano Sportiello era fra i pochi patrizi di Forio, il più feroce e superbo uomo, annoverato fra le lance spezzate del Marchese del Vasto. Colla protezione del Marchese commetteva soprusi e delitti impunemente, perché ricco, influente, feroce, ipocrita, malvagio. Questo mostro avea una figliuola ch’era un angelo di bellezza e di virtù, avea nome Mariantonia, fidanzata ad un giovinetto benestante del paese; anzi promessi sposi.   Era tempo di carnevale, il giovinetto volendo fare una grata sorpresa all’angelo suo, si presenta una sera mascherato, ed entrato, trovando che i suoi nuovi affini stavano cenando, si siede al fianco della sposa. Tutti accolgono lo scherzo; un solo rimane cupo, e meditabondo – è Messer Sebastiano! Si alza repentinamente, entra nella sua stanza da letto, e pria che il resto della famiglia si accorgessero dell’assenza, parte un colpo da quella stanza, un nodo di piombo colpisce al petto il giovine, e l’uccide. Dopo fatta la bravura, ritorna il mostro a sedere; a seguitare la cena colla massima freddezza. All’esplusione dell’arma accorrono i servi, egli dà ordine a costoro, che portassero via quella carogna, andandola a seppellire nel luogo solito. […]
Atterrita, desolata, ritorna in casa la povera giovinetta, che il dolore e l’infortunio,  avevan piegata, come un fiore sullo stelo, tormentato dalla tempesta – Il padre nel  vederla sola e salva, comprende tutto: il dispetto, la rabbia, la crudeltà lo rendono  ferocissimo per cui le caccia un dito nell’occhio destro, e ne fa sghizzar fuori il globo  dall’orbita orribilmente squarciata. “Se non morta, deformata e cieca per sempre!” – così quell’anima dannata  profferisce!…. Mariantonia Sportiello era punita, perché avea pianto lo sposo, era punita perché con  quel pianto avea disapprovato l’omicidio del padre, era punita perché non si era offesa dell’ardimento di un uomo mascherato, che si era seduto al fianco suo ed ella era  rimasto al suo posto. Trascinò questa povera giovinetta una vita peggior della morte, perché cieca e  deformata. La natura l’avea fatta Angelo di beltà. Creatura deforme la rendea il padre!

(Giuseppe D’Ascia, Storia dell’isola d’Ischia, 1867)

Tornando alla chiesa di San Carlo, essa presenta forti similitudini anche con altre due chiese foriane: San Gaetano, a lato di Piazza Medaglia D’Oro, e l’ancor più famosa Chiesa del Soccorso, subito dopo Piazza Municipio. Chiese semplici, eppur bellissime, che contribuiscono enormemente al fascino turistico di Forio, da un punto di vista paesaggistico-ambientale il più interessante dei sei comuni in cui è divisa amministrativamente l’isola d’Ischia. All’interno, come accennato in apertura, c’è una statua molto venerata della Madonna della Libera. La festa, nel mese di novembre, è assai sentita dagli abitanti del Cierco e di Forio, tra messe, processioni e gli immancabili fuochi d’artificio finali.

Vi aspettiamo!

Author: ischia.land

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