Strappare suolo coltivabile a una natura difficile. È questa la molla che per millenni ha spinto l’uomo a realizzare terrazzamenti ovunque ve ne fosse la possibilità. Un fenomeno globale, dunque, di cui esistono molte tracce in Italia, Ischia compresa.
Perlomeno fino agli anni ’50 del secolo scorso, infatti, i paesaggi terrazzati costituivano la regola in tutti i territori rurali con un’orografia accidentata. Poi, complice la meccanizzazione dell’agricoltura e l’avvento di attività economiche più redditizie – pensiamo al turismo – i terrazzamenti sono stati progressivamente abbandonati.
Da qualche anno, però, si assiste a una promettente inversione di tendenza. Complice l’affermazione di un nuovo modello di sviluppo che fa perno sulla “sostenibilità” anche in ambito turistico, è subentrata la consapevolezza di dover valorizzare il patrimonio paesaggistico-ambientale a disposizione.
Insomma, l’obiettivo è diventato render nuovamente fruibile ciò che l’incuria e il tempo aveva trasformato in “traccia” di un passato che non torna più. Nel caso dei paesaggi terrazzati, dal 2010 esiste una vera e propria alleanza mondiale che si occupa della loro tutela, con periodici incontri per catalogare e tenere in vita queste meravigliose testimonianze.
In occasione della 3a “Conferenza Internazionale sui Paesaggi Terrazzati” (sito ufficiale) svoltasi a ottobre 2016, studiosi, scienziati e appassionati di diversa provenienza e specializzazione si sono ritrovati a Ischia per studiare i paesaggi terrazzati dell’isola che, come è noto, presentano grandi diversità tra il versante occidentale e quello orientale.
Nel primo caso, grosso modo da Serrara Fontana a Forio, i pendii collinari sono meno scoscesi, con la possibilità di alloggiare su ciascuna terrazza anche più di un filare di vite per volta. Nel secondo, invece, i declivi sono più ripidi con pendenze che talvolta superano il 60%. Basta percorre il sentiero che da Campagnano porta a Piano Liguori per verificare sul campo la varietà del “paesaggio del vino” ischitano.
La pendenza dei terreni non è l’unica differenza. Nel versante sud-occidentale dell’isola d’Ischia, come sappiamo, si concentra una più grande quantità di tufo verde. Tra i vari usi in edilizia di questa pietra, il più diffuso è sempre stato la realizzazione delle famigerate parracine a delimitazione dei confini, e soprattutto a protezione dei terrazzamenti.
Normale dunque trovarne di più a Forio, Serrara Fontana e nelle balze alle spalle dei Maronti, mentre a Piano Liguori, Campagnano, Schiappone e Vatoliere le parracine sono molte di meno. In alcuni casi poi sono addirittura assenti, nonostante le pendenze e la difficile accessibilità dei luoghi suggerisca il contrario. A ulteriore conferma, qualora ce ne fosse ancora bisogno, dell’agricoltura eroica dei contadini dell’isola d’Ischia.
Chi desidera approfondire questi aspetti farà bene a partire alla volta di Ischia con zaino, abbigliamento e scarpe da trekking. Un weekend escursionistico è più che sufficiente per un primo approccio con la grande natura dell’isola. Se poi la sete di conoscenza non dovesse placarsi, si può fare il pieno di escursioni, magari seguendo i nostri consigli su quelle più belle da fare a Ischia.
Noi l’abbiamo detto. Ora tocca a voi!
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