Il racconto di Lacco Ameno ruota attorno il culto di Santa Restituta, gli uomini che l’hanno resa celebre nel corso del ‘900 (Buchner, Mennella, Don Onofrio Buonocore, Rizzoli, il Duca Camerini ecc.), e una pietra. Una grande pietra in mezzo al mare, da sempre elemento caratteristico del paesaggio locale.
Stiamo parlando del Fungo, grosso blocco di tufo verde che esce imponente dal mare all’inizio del corso Angelo Rizzoli. Come da consuetudine sull’isola (basti pensare alla Pietra della Nave) anche attorno a questo scoglione di 10 metri nel tempo sono sorte diverse leggende.
La più popolare è quella dello scrittore locale Giovangiuseppe Cervera, secondo cui il Fungo sarebbe il simulacro di una giovane coppia di amanti annegati a poco distanza dalla riva.
“Il fato fu inesorabile, come a quel fanciullo e a quella fanciulla che troppo presto si amarono e vollero fuggire nell’immenso mare. Essi perirono insieme, e la natura, affranta, eresse loro nel mare un tumulo, un Fungo che sotto l’alcova della sua ombrella veglia ancora il riposo dei piccoli.“
Tuttavia quella di Cervera – che alle pietre e ad altri dettagli naturalistici poco conosciuti di Ischia dedicò diversi scritti – non è l’unico racconto mitico del Fungo.
In maniera prevedibile, quasi scontata, essendo Ischia la prima colonia della Magna Grecia, c’è chi ha fatto ricorso alla mitologia classica per spiegare l’origine di questo masso tufaceo. Esso rappresenterebbe l’approdo di una fedigrafa Venere, in fuga dalla collera dello sposo Efesto che ne aveva scoperto l’infedeltà con Marte.
Approdo che mise in comunicazione la dea con Tifeo, costretto da Zeus a giacere in eterno sotto l’isola. Il dolore del gigante “vinto” suscitò commozione in Venere che chiese l’intercessione di Poseidone per sollevare questa pietra dal fondo del mare.
In realtà il Fungo non è altro che un detrito scaraventato in acqua dalla forza esplosiva di una delle diverse eruzioni del Monte Epomeo. In giro per l’isola se ne incontrano diversi di questi detriti, dai megablocchi di tufo verde disseminati per la Falanga, alla cisterna della Pietra dell’Acqua fino alle case di pietra del Ciglio.
Più di tutto, però, il Fungo è il nume tutelare di Lacco Ameno, lo scrigno che ne custodisce il “genius loci“. Non a caso è da sempre uno degli scorci più fotografati dell’isola d’Ischia. Una sua foto bellissima, risalente agli anni ’30 del secolo scorso è custodita nell’archivio di Stato di Friburgo.
Ancora oggi, a distanza di più di ottant’anni da quello scatto (vd. immagine) una foto o, meglio un selfie, con lo sfondo del Fungo è quasi un obbligo per chiunque venga in vacanza sull’isola. Noi l’abbiamo detto, ora tocca a voi. Ischia Vi aspetta!
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